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SCONCERTO E RASSEGNAZIONE
Si vis pacem, para bellum
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Sconcertante: sentire un Capo di Governo dichiarare di essere pienamente d'accordo con il famoso detto romano: «Si vis pacem, para bellum» («se vuoi la pace, prepara la guerra»). Nel dibattito al Senato sul riarmo europeo ha ribadito la trita e ritrita dottrina della deterrenza, come la versione moderna del detto romano.

Sì, perché il Si vis pacem, para bellum, è un modo di pensare che poteva avere un senso 2000 anni fa, all'epoca degli antichi Romani. Ma non ne ha certamente oggi, essendo chiaro a tutti che la deterrenza non ha avuto altro effetto se non quello di aumentare le spese militari. E non ha impedito la miriade di guerre in giro per il mondo.

Ma forse, in realtà, i nostri politici nazionalisti pensano solo al qui ed ora, solo all'Italia come nazione superiore, ignorando la realtà, anche questa innegabile, dell'interdipendenza globale.

Lo sconcerto nasce dal vedere che la storia non ha insegnato proprio nulla e che le decisioni vengono prese sulla base di falsità e menzogne. Già oggi la NATO nel suo insieme spende dieci volte più della Russia in ambito militare. E se si guarda alla sola Europa, sommando i bilanci militari dei Paesi dell'Unione europea e del Regno unito, la spesa militare è tre volte superiore a quella russa. Con il 5% supererebbe le sei volte.

Tra le persone di pensiero e dotate di un minimo di istruzione, il detto romano è da tempo considerato fuori dalla storia e del tutto inutile. Evidentemente il nostro Capo del governo ha dato voce ad un modo di sentire che aleggia nel substrato culturale della destra nazionalista.

Del resto non poteva fare altro per trovare una qualche parvenza di giustificazione alla richiesta di aumentare la spesa militare al 5% del PIL, rispetto all'attuale 2%.

Lo sconcerto aumenta quando si sente dire che ciò avverrà senza tagliare altre spese, il che non è reale, non è possibile, non è fattibile. Questa decisione comporta trovare ogni anno 6-7 miliardi aggiuntivi: si tratta di circa 220 miliardi in più rispetto a quello che si spenderebbe in dieci anni se invece del 3,5% si puntasse a mantenere il 2% in spese militari. Lo sforzo resta imponente per un paese che arranca su sanità e istruzione pubblica (analisi dell'Osservatorio indipendente Mil€x).

Lo sconcerto diventa preoccupazione quando si sente parlare di «sicurezza» in riferimento alle spese militari. Ad essa sarebbe destinata una pare consistente di budget (l'1,5% del PIL). Cosa si intende con questa parola? Perché ha un'apposita voce di spesa? A che scopo la si vuole utilizzare?

Tante domande, nessuna risposta. Soprattutto nessuno ci fa capire il perché di un riarmo che non ha alcuna giustificazione tecnica e «sul campo».

 

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[Questa notizia è stata pubblicata il 27/6/2025]
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Credit photographer : © Miroslav Vajdic


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GG