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SIT IN IL 16 LUGLIO 2025 A ROVERETO
Donne in nero per la pace
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Volantino in distribuzione mercoledì 16 luglio durante il sit in in via Stoppani a Rovereto (ore 17-18).

Da economia di occupazione a economia di genodicio

Le accuse e le sanzioni del governo USA contro la Relatrice speciale ONU sulla situazione dei diritti umani nei Territori palestinesi occupati, Francesca Albanese, dimostrano che è stato toccato un nervo scoperto.

L'ultimo rapporto ONU (30 giugno), firmato da Francesca Albanese e titolato «Da economia di occupazione a economia di genodicio», denuncia le responsabilità delle imprese commerciali e tecnologiche che sostengono l'attuale azione di genocidio e tutto il progetto coloniale israeliano di deportazione e sostituzione dei Palestinesi a Gaza e in Cisgiordania.

Un sistema globale predatorio, all'opera fin dal 1967, dall'ottobre 2023 rivela il suo volto genocidario.

La Corte internazionale di giustizia e la Corte penale internazionale segnalano il rischio che aziende implicate nei Territori occupati e i loro manager siano implicati in gravi crimini internazionali, per il supporto materiale e politico dato all'economia di Israele pur di fronte al perpetuarsi di tali crimini.

Dalle vittime il riflettore si è spostato sui responsabili. Per la massima parte le aziende sono targate USA: armi (caccia F-35, F-15, F-16, droni, missili…), tecnologia (sistemi AI specifici per l'intelligence e l'uso miliare, gestione dati militari, controlli biometrici...), attrezzature pesanti (bulldozer blindati e macchinari per demolizione case ...), addestramento militare, progetti di ricerca con istituzioni accademiche, investimenti finanziari ...

L'Italia è ben rappresentata da Leonardo SpA, partner nel programma F-35 e produttrice di sistemi radar per droni tramite la sussidiaria Rada Electronic Industries.

Albanese raccomanda: embargo sulle armi, sanzioni mirate, azioni legali contro dirigenti.
Non si può porre fine al genocidio senza intervenire sugli interessi più o meno nascosti,
senza denunciare e far cessare la connivenza decennale del mondo economico
che in nome del profitto cancella la vita di persone innocenti.

Per il suo lavoro accurato e appassionato e contro l'infamia di chi l'accusa di «terrorismo»,
chiediamo per FRANCESCA ALBANESE
la cittadinanza onoraria di Rovereto Città della pace
e sosteniamo la sua candidatura al Premio Nobel per la pace.

 

Srebrenica. Il più grande massacro in Europa dal 1945

Nel luglio di 30 anni fa a Srebrenica (Bosnia-Herzegovina) le milizie serbe invasero la città e massacrarono sistematicamente più di 8000 uomini musulmani. I serbi usarono violenza su donne, bambini, anziani, espellendoli a migliaia dalla città (calcolate circa 25.000 persone). Intere famiglie furono distrutte, un'intera comunità devastata. Questo, nonostante si trattasse di una zona demilitarizzata e posta sotto la tutela dei Caschi blu dell'ONU (UNPROFOR).

L'intenzione era evidente: pulizia etnica con cancellazione della componente bosniaca dal territorio. In questa come in altre stragi va sottolineata la connotazione religiosa: coprendo le reali intenzioni coloniali, serve a rafforzare l'identità di chi compie violenza, togliendo dignità e umanità alle vittime anche attraverso il nome di un dio diverso.

Il Tribunale penale internazionale per la ex Iugoslavia (ICTY) ha in seguito incriminato 21 persone per i delitti commessi a Srebrenica.

 

Gaza, una moltiplicata Srebrenica?

È di questi giorni la notizia del progetto elaborato dalla fondazione israelo-americana GHF (voluta dagli USA come sostituzione dell'ONU e delle altre organizzazioni internazionali): costruzione di «aree di transito umanitario» (leggi: campi di concentramento), dentro e fuori la Striscia, come fase preliminare per un'espulsione definitiva della popolazione di Gaza dalla sua terra.

Si ha cura di edulcorare il vocabolario: la pulizia etnica è presentata come «deradicalizzazione» e la deportazione avverrà come «scelta volontaria» di una popolazione bombardata e affamata.

GHF ha negato l'esistenza di questo piano, confermato tuttavia da varie fonti.

Il ministro della Difesa Israel Katz ha ordinato all'esercito di realizzare un piano per spostare 600mila palestinesi di Gaza in una zona costruita «sulle rovine di Rafah» e chiuderci i residenti, ai quali non sarà permesso di allontanarsi (Il Manifesto», 14 luglio 2025).

In occasione della giornata a ricordo di Srebrenica (11 luglio) António Guterres, Segretario generale dell'ONU, invita «alla vigilanza e all'azione», a «individuare i primi segnali di allarme e reagire prima che la violenza prenda il sopravvento», ad «investire nella riconciliazione e nella pace».

Nella stessa giornata a Montecassino il Cardinale Domenico Battaglia ha parole ancora più taglienti:
«... convertiamo gli arsenali in ospedali,
gli utili di guerra in borse di studio, i bunker in biblioteche.
Facciamolo ora, non per idealismo, ma perché ogni ritardo ci rende complici. […]
È tempo […] di chiamare i droni con il loro nome: fucilazioni telecomandate.
Di dire che danni collaterali vuol dire bambini senza volto.
Di urlare che una spesa per la difesa più alta di quella per scuola e sanità non è sicurezza. È suicidio collettivo».

 

Donne in Nero di Rovereto
Rovereto, 16 luglio 2025

DONNE IN NERO. Con questo nome nel 1988 alcune donne israeliane hanno cominciato a manifestare a Gerusalemme contro l'occupazione dei territori palestinesi da parte dello stato di Israele. Il Nero ed il Silenzio sono «assunti a simbolo della tragedia comune del popolo palestinese ed israeliano». Da quel momento il movimento è cresciuto fino a diventare internazionale, testimoniando l'opposizione ad ogni guerra e ad ogni violenza. «Il nostro nero, il nostro silenzio non sono rassegnazione e impotenza, ma protesta e riflessione».

A Rovereto, le Donne in Nero sono state in piazza negli anni '90 durante la guerra nei Balcani e, dal 2003, durante quella del Golfo. Aderiscono al Coordinamento nazionale «10, 100, 1000 PIAZZE - Donne per la Pace».

 

[Questa notizia è stata pubblicata il 16/7/2025]
Immagine: www.rovepace.org

 


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