
L'abbiamo studiato a scuola: la guerra è lo scontro fra due eserciti possenti, che si affrontano per conquistare o difendere un territorio. Oppure, è il confronto fra fazioni all'interno di un Paese, per averne il controllo.
Oggi però l'abbiamo talmente accettata, talmente banalizzata, da adattarla alla nostra vita quotidiana. Usiamo spesso la parola «guerra», legandola ai fatti quotidiani: la applichiamo allo sport, al confronto politico, ai rapporti di lavoro, alla lotta interiore che una persona affronta per prendere una decisione difficile o per affrontare una malattia.
Oggi la guerra fa parte della quotidianità nell'informazione, soprattutto dall'invasione russa dell'Ucraina e da quando è ripreso lo scontro armato nel Vicino Oriente, in particolare in Palestina. Ma anche prima erano tanti i focolai nel mondo, diverse decine, come documenta puntualmente l'Atlante dell'associazione «46° Parallelo».
Tutti siamo indignati nel vedere in diretta distruzione e morte, addirittura la fame come strumento di guerra. Ci si chiede dove sia il rispetto dell'umanità.
Ma c'è di più perché anche là dove non ci sono guerre guerreggiate, sembra che chi governa sia pervaso da un incomprensibile affanno di preparazione della guerra: l'Unione europea decide di riarmarsi, gli Stati uniti dismettono le tradizionali alleanze e portano guerra in giro per il mondo, Gaza è teatro di un vero e proprio genocidio.
C'è un mainstream mediatico che prepara la guerra e riporta in auge il detto romano Si vis pacem, para bellum, che si credeva sepolto nei secoli bui dell'antichità perché il tempo e la saggezza ne hanno dimostrato la totale insensatezza. Sta tornando normale il dare per scontata la guerra, viene data fiducia a governanti che decidono di spendere tanto denaro nell'acquisto di armi, si costruiscono nemici anche dove non ci sono, si manipolano dati, si usa l'intelligenza artificiale per rendere credibili le falsità…
Sì, oggi la parola «guerra» torna a riacquistare una paurosa attualità e una terrificante concretezza.
Il ForumPace continua e continuerà nel suo impegno di informazione, nella consapevolezza che essa è uno dei tasselli fondamentali nella costruzione della pace. E proseguirà a operare nelle scuole e tra i/le giovani raccontando le dinamiche della guerra, le ragioni dei diritti e l'importanza di affermarli.
Nei confronti dell'opinione pubblica ForumPace ha compreso l'importanza di lavorare sulle parole, facendo comprendere come i termini militari o guerreschi siano inappropriati, inutili e dannosi perché creano un clima di violenza costante, di 'machismo' dominante. Affermano la legge del più forte, non quella della democrazia e del rispetto. La costruzione della pace parte anche dalle parole che usiamo tutti i giorni.
Oggi è più che mai urgente un impegno diretto e personale di tutti contro il riarmo, per l'affermazione dei diritti umani, per la ricerca del dialogo, per la smilitarizzazione del pensiero e delle coscienze.
Rielaborazione del testo originario di Beatrice Taddei Saltini (scritto nel 2021) a cura di Giampiero Girardi (2/8/2025)
[Questa notizia è stata pubblicata il 2/8/2025]
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