
Riportiamo quanto dichiarato da Marwan Abdel-Al, leader del Fronte popolare per la liberazione della Palestina, a L'Humanité.
La cosiddetta conferenza per la soluzione dei due Stati non è tanto un'iniziativa di pace quanto il riciclaggio di un'illusione politica che la realtà ha superato. La conferenza, per formato e tempistica, assomiglia a un funerale ufficiale per una soluzione che non esiste più se non nelle dichiarazioni diplomatiche. Ciò che viene presentato oggi sotto il titolo di 'soluzione dei due Stati' non costituisce un progetto di liberazione, ma piuttosto una gestione permanente di una tragedia coloniale.
L'Europa, compresa la Francia, può ora teoricamente riconoscere uno Stato palestinese, ma in realtà finanzia progetti di coesistenza con l'occupazione, finanzia la guerra - che è la madre della bomba nucleare - ed evita qualsiasi misura reale contro gli insediamenti, l'assedio o la cessazione del genocidio.
I palestinesi non hanno bisogno di altre parole, ma di azioni politiche chiare: il riconoscimento di uno Stato sovrano e indipendente, la rimozione dell'occupazione e la fine delle partnership coloniali occidentali con il regime di apartheid 'israeliano'.
La vera soluzione inizia con il cambiamento degli equilibri di potere sul terreno. Il nostro popolo vuole la fine dell'occupazione... non un'assoluzione internazionale.
La maggior parte dei palestinesi - soprattutto la nuova generazione - è arrivata a considerare questa soluzione una trappola politica. Come si può parlare di 'due Stati' quando ci sono progetti di annientamento, pulizia etnica, annessione ed espansione, e ci sono più di 700.000 coloni in Cisgiordania?
Dov'è lo Stato all'ombra di un muro che separa le famiglie e con attraversamenti gestiti a piacimento dai soldati dell'occupazione?
Non chiediamo un'entità simbolica sotto la sovranità 'israeliana'; vogliamo piuttosto una vera liberazione, il diritto al ritorno e la giustizia storica.
La maggioranza dei palestinesi, in patria e nella diaspora, ha capito che si tratta di un'illusione. Come possiamo parlare di 'due Stati'? La questione è andata oltre il riconoscimento simbolico e si è trasformata in una questione di giustizia, di diritto al ritorno e di smantellamento del sistema di apartheid.
L'Organizzazione per la Liberazione della Palestina è il prodotto di un'esperienza nazionale e il fondamento dell'azione nazionale palestinese, e la sua pandemia nasce da questa base.
[Qual è l'alternativa?]
L'alternativa è lo smantellamento del sistema coloniale dalle sue radici. L'alternativa non è una ricetta pronta, ma un lungo percorso liberatorio. Inizia, tuttavia, con il riconoscimento che Israele non è uno Stato 'democratico' ma un regime coloniale, come è accaduto in Sudafrica. Non rifiutiamo la 'soluzione a due Stati' perché siamo radicali, ma perché non è più praticabile.
L'alternativa è un unico Stato democratico su tutto il territorio, dove tutte le persone siano uguali senza discriminazioni religiose o etniche. O, come minimo, un quadro di liberazione che apra le porte a tutte le opzioni, lontano dalla logica della 'pace in cambio di sottomissione'.
La Palestina oggi è uno specchio per il mondo: tra il diritto internazionale e la forza delle armi, tra la vittima e la propaganda. Stare dalla parte della Palestina è una prova di coscienza umana, non solo una posizione politica. Non vogliamo che il sistema coloniale utilizzi la proposta di una soluzione a due Stati per sbiancare il suo passato o la sua inazione. Ciò richiede che la sinistra francese si liberi dalla pressione dei media imperialisti dominanti o dalla paura del ricatto morale. Ci aspettiamo che la sinistra recuperi il suo linguaggio radicale: che dica che quello che sta accadendo in Palestina non è un conflitto, ma colonialismo e genocidio sistematico. E che si schieri con la verità, senza una falsa equivalenza tra assassino e vittima. Non c'è neutralità di fronte al genocidio.
Non chiediamo una solidarietà emotiva, ma un impegno politico e morale. La Palestina oggi non è solo la causa di un popolo che viene massacrato, ma una questione universale in cui la nostra umanità è messa alla prova.
Se la Palestina cade, gli standard internazionali e la giustizia cadono con lei. Da Parigi a Gaza, la battaglia è una sola: contro il fascismo e il nuovo razzismo, e contro la memoria coloniale che non è ancora morta.
Fonte: Telegram @PalestineResist (6/8/2025)
[Questa notizia è stata pubblicata il 6/8/2025]
Foto: Archivio Agorà Cantiere di pace Trento