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L'ODIO NEI SOCIAL NETWORK
Storie diverse, stesso odio
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Sui social (ma non solo) abbiamo letto diverse storie di persone che non hanno niente in comune tra di loro, unite però da un filo rosso: quello dell'aggressività verbale e dell'insulto.
 
Abbiamo iniziato con i video dello scontro tra il professor Giuseppe Sica, chirurgo al Policlinico di Tor Vergata, e una delle chirurghe della sua equipe. Negli audio dei contenuti che hanno rimbalzato l'episodio tra profili e piattaforme, si sente chiaramente l'uomo urlare con toni estremamente accesi e un rumore, descritto da alcune fonti come uno schiaffo, che la donna poi ha confermato esser stato un colpo violento alla nuca. Mentre la discussione tra l'Ateneo e la Regione Lazio prosegue a seguito del primo verdetto del comitato di garanzia del policlinico, con due voti su tre a favore del professore, sui social la conversazione si è polarizzata su due fronti contrapposti, tra commenti e contenuti che non mancano di esprimersi con toni accesi sulla vicenda.
 
L'ondata di odio ha investito anche le due ex campionesse di pallavolo e neo spose Gaia Moretto e Valentina Arrighetti. Le due atlete, che hanno celebrato il 13 giugno la loro unione civile, hanno condiviso qualche scatto della giornata sui loro profili Instagram, ricevendo in risposta commenti omofobi e sessisti. Un discorso analogo a quanto accaduto a Marco Mengoni, bersagliato da commenti e messaggi d'odio per aver indossato dei corpetti durante le tappe del suo ultimo tour italiano. In entrambi i casi, attacchi diretti alla libertà di espressione delle persone e alla loro identità.
L'odio non si è fermato neanche davanti alla prematura scomparsa del quarantacinquenne Gabriele Molteni, primario di Otorinolaringoiatria del Policlinico Sant'Orsola Malpighi. Il medico, che nel 2020 si era battuto a gran voce per lo sviluppo della profilassi contro il Covid-19, è stato oggetto di una bufera di insulti da parte della community dei No-Vax, che non hanno mancato di esprimersi con toni e parole inaccettabili, senza mezzi termini.
 
Facendo un salto indietro nel tempo, durante la campagna elettorale che ha portato poi Silvia Salis ad essere eletta sindaca di Genova, l'allora candidata aveva denunciato pubblicamente una serie di attacchi sessisti ricevuti, tra cui commenti paternalistici come 'caruccia ma inesperta'. Una sorte condivisa anche da Silvia Cavanna, giovane candidata nella sua lista, a sua volta vittima di insulti violenti e sessisti sui social, spesso di stampo esplicitamente sessuale.
 
Tutti questi episodi mostrano una dinamica comune, che fa dell'insulto la risposta automatica e che porta all'instaurarsi di un clima che distrugge ogni possibilità di ascolto e di comprensione. Ma soprattutto, quando il linguaggio dell'odio e della violenza diventa ordinario, si tende a dimenticare la responsabilità che abbiamo nelle scegliere le parole che utilizziamo e l'impatto che hanno su ciò che ci circonda.
 
I social, così come ogni spazio digitale, sono un terreno particolarmente fertile per l'aggressività verbale, che si moltiplica e si nutre del consenso che raccoglie. Invece, soprattutto in caso di dissenso, è importante ricordare che esiste un'altra strada, che cerca il rispetto e la comprensione di ciò che ci appare complesso, senza semplificazioni, riconoscendo il valore dell'ascolto. È quella tracciata dai dieci punti del Manifesto della comunicazione non ostile, oggi più che mai una bussola che può aiutarci a raggiungere e a dare forma a un domani meno ostile. Online e offline.
 
dalla newsletter di Parole O_Stili, numero del 30 giugno 2025
 
 
[Questa notizia è stata pubblicata il 1/9/2025]
Immagine: Parole O_Stili

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