24/09/2025-Articoli
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SULLE MANIFESTAZIONI DEL 22 SETTEMBRE 2025
La narrazione sviata e deformata

Ieri, 22 settembre 2025, l'Italia si è fermata e Parole O_Stili pure.
Abbiamo scelto il silenzio sui nostri canali per comunicare il nostro pieno supporto e sostegno al popolo palestinese, abbracciando il decimo principio del Manifesto della comunicazione non ostile: «Anche il silenzio comunica».
Allo sciopero hanno aderito decine di migliaia di persone, in più di ottanta città sparse lungo tutto lo stivale: studenti e studentesse, lavoratori e lavoratrici, famiglie intere che hanno scelto di occupare lo spazio pubblico per dare voce, tra volti e bandiere, al genocidio che si sta svolgendo sotto gli occhi di tutto il mondo nella Striscia di Gaza.
Una mobilitazione bellissima e condivisa, la cui forza non sta solo nei numeri ma nel gesto collettivo che ha unito tutto il Paese, sottraendo tempo alla quotidianità e ai suoi impegni per trasformarlo in voce politica con una richiesta unica: la pace.
Eppure questa mattina i titoli dei grandi quotidiani nazionali raccontano una storia ben diversa, che sposta il focus della narrazione sugli episodi di violenza e vandalismo avvenuti a Milano. «Guerriglia a Milano su Gaza»titola il Corriere della Sera. «Piazza di pace e scontri a Milano», rilancia La Repubblica mentre Il Messaggero esordisce con «La guerriglia dei ProPal». Il meccanismo è noto: spostare l'attenzione dal significato di una mobilitazione pacifica agli episodi di tensione, alimentando una narrazione che parla più di ordine pubblico che di istanze sociali. Tra tutti, spicca Il Fatto Quotidiano con il suo «Marea pacifica, ma tutti parlano di 100 violenti».
Sui social, invece, il racconto è diverso. Caroselli, foto, video e testimonianze dirette, anche dei partecipanti e delle partecipanti, mostrano piazze piene, partecipazione diffusa e una pluralità di voci che si sottrae alla semplificazione e veicola orgogliosamente il suo messaggio di pace.
Due racconti diversi - quello dei giornali e quello delle piazze - che ci ricordano quanto sia importante il modo in cui si sceglie di raccontare quello che succede e che le parole che usiamo contribuiscono a dare forma alla realtà. O quantomeno alla sua narrazione. Ma oltre ai titoli e ai contenuti rimane il cuore della giornata: lo sciopero. Un diritto e, insieme, un privilegio. Uno strumento che ha senso solo se interrompe la normalità, perché è proprio in quella sospensione che la denuncia trova forza e volume per farsi ascoltare. Fermare il ritmo ordinario del Paese significa dare visibilità a disagi più profondi, trasformare il silenzio in parola politica e ricordare a tutti e tutte che la pace non è solo un auspicio, ma una responsabilità comune.
da Il megafono giallo, la newsletter di Parole O_Stili, 23 settembre 2025
[Questa notizia è stata pubblicata il 24/9/2025]
Immagine: logo Parole O_Stili
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