
Se passate a Cagliari in via Roma, sotto i portici all'incrocio con largo Carlo Felice guardate a terra, dove sono i vostri piedi. Troverete una pietra con incise le parole: “Dedicata a chi fugge dalla sofferenza e cerca da noi riparo”.
La pietra è stata donata nel luglio di quest'anno da medici, infermieri e personale amministrativo della ASL di Cagliari. “Vogliamo che questa pietra ricordo sia un monito affinché tutti riconoscano il valore dell'accoglienza e dell'integrazione come pilastri fondamentali di una società più giusta e umana”, ha spiegato la dottoressa Tilocca.
La potranno leggere anche le persone a cui è dedicata, quegli uomini e quelle donne che sono riuscite ad attraversare l'area più pericolosa del mondo e sbarcare, salvi, sull'isola, su un pezzo di Europa, in quel continente che non li vuole.
Come canta Ivano Fossati: “Ma soprattutto ci vuole coraggio / a trascinare le nostre suole / da una terra che ci odia / ad un'altra che non ci vuole“.
Ci vuole coraggio non perché il Mediterraneo sia più infido dell'oceano, ma perché così vogliono gli uomini, così vogliamo noi, che dobbiamo difendere la civiltà occidentale.
Dal 2014 oltre 32.700 persone risultano morte o disperse nel Mediterraneo, mentre cercavano di raggiungere l'Europa in mancanza di vie regolari e sicure. Un dato che si aggiorna, con angoscia, ogni anno, ogni mese, ogni giorno.
Siamo nel 2025 e la tragedia continua. Quest'anno la traversata è costata la vita a più di 1.200 persone migranti, nelle onde del Mare Nostrum. Tra loro, molti sono bambini, bambine e adolescenti. Se ne vanno nel silenzio, nascosti alla vista per scelta. Scomparsi dai telegiornali, che ne parlano quando proprio non ne possono fare a meno. Se non ne parliamo il dramma non esiste.
Si parla al contrario - vantandoli come successi politici - di come siano rese difficilissime le operazioni di salvataggio, di come si siano allontanate le navi delle organizzazione umanitarie dalle rotte migratorie, degli ostacoli frapposti alla loro attività, del blocco nei porti coi pretesti più assurdi, dell'impedimento ai voli di ricognizione.
Di contro l'Europa dei diritti e delle libertà paga Frontex perché riporti ai torturatori libici, ad Almastri, i più miseri fra i disperati. Frontex, l'agenzia europea per la guardia di frontiera e costiera, che costa un miliardo di euro all'anno, è accusata di complicità nelle violazioni dei diritti umani commesse dalla guardia costiera libica.
Le frontiere europee sono diventate così luoghi di violenza e violazioni dei diritti umani, dove i respingimenti illegali - anche di minori - sono ormai una pratica diffusa. È inaccettabile che gli interessi nazionali prevalgano sulla tutela dei diritti dell'infanzia.
Quando saranno aperti canali regolari e sicuri verso l'Europa che garantiscano il rispetto dei diritti umani?
Quando sarà attivato un sistema coordinato di ricerca e soccorso in mare per salvare le persone in pericolo, dando concretezza a quella solidarietà che è valore fondante dell'Unione Europea?
Quando si garantirà che il salvataggio si concluda prima possibile, in un porto sicuro, sulla terraferma?
Quando garantiremo percorsi di reali di accoglienza e inclusione, in particolare per i bisogni specifici dei minorenni?
E allora, come cantava Bob Dylan, sessanta anni fa: How many years can some people exist?: "Per quanti anni possono esistere alcune persone / prima che gli sia permesso di essere liberi? / Sì, e quante volte un uomo può girare la testa / e far finta di non vedere? / Sì, e quante volte un uomo deve alzare lo sguardo / prima che possa vedere il cielo? / Sì, e quante orecchie deve avere un uomo / prima che possa sentire la gente piangere? / Sì, e quante morti ci vorranno prima che lo sappia / che sono morte troppe persone?"
The answer, my friend, is blowin in the wind: "La risposta, amico mio, sta soffiando nel vento. / Quel vento dobbiamo essere noi, ogni giorno, di ogni mese, di ogni anno".
[Questa notizia è stata pubblicata il 3/10/2025]
Autore
Claudio Bassetti