
Trump alla Knesset: “Abbiamo dato molte armi a Israele e le avete usate bene”. Poi chiede la grazia per Netanyahu tra gli applausi, mentre due deputati vengono espulsi per aver mostrato due cartelli: “Genocidio” e “Riconoscere la Palestina”.
C'è stato un momento, alla Knesset, in cui la storia ha smesso di respirare.
Non per le parole di Donald Trump, ma per gli applausi che le hanno seguite.
Un'ovazione lunga, scomposta, che ha coperto tutto: la verità, il dolore, la decenza.
Trump parlava come un uomo che si crede il centro del mondo.
Prometteva “un'era d'oro”, celebrava Israele come simbolo di fede e vittoria.
Diceva che “il mondo ama di nuovo Israele” e rivendicava di aver dato “le armi migliori”, quelle che - parole sue - “sono state usate bene”.
Bene: sessantamila corpi.
Bene: ventimila bambini sotto le macerie.
E secondo le fonti indipendenti palestinesi, le vittime civili superano ormai le trecentomila.
È così che si misura il successo, oggi.
Poi, tra un applauso e una risata, ha chiesto la grazia per Netanyahu, come se la giustizia fosse una formalità, come se la corruzione fosse solo un fastidio da rimuovere per continuare la festa.
E mentre il Parlamento applaudiva, fuori da quella sala la fame, la sete e la polvere continuavano a parlare la lingua che nessuno vuole ascoltare.
Ma in quell'oceano di complicità due deputati israeliani di sinistra, Ofer Kassif e Ayman Odeh si sono alzati.
Non hanno urlato, non hanno insultato.
Hanno solo mostrato due cartelli:
“Genocidio”.
“Riconoscere la Palestina”.
Quattro parole in tutto.
Le hanno strappate via dalle mani, come si strappa un foglio per cancellare un pensiero.
Due deputati espulsi dal Parlamento per aver ricordato ciò che tutti fingono di non vedere.
In Israele, la verità è diventata un reato d'opinione.
Trump è rimasto impassibile.
Sorrideva, stringeva mani, riceveva inchini come un imperatore.
E il mondo, come sempre, si è messo comodo davanti allo schermo, applaudendo il ritorno alla “normalità”.
Ma se questa è la normalità, allora il mondo è un palcoscenico di menzogne, e la politica un atto di magia nera: far sparire i morti e mostrare solo i vincitori.
L'immagine di quella sala resta come una cicatrice.
Non per ciò che si è detto, ma per ciò che si è taciuto.
Per il silenzio sui bambini di Gaza, per la complicità di chi applaude mentre altri scavano con le mani nude.
Perché un applauso può essere più violento di una bomba, se serve a coprire l'odore del sangue.
Eppure la verità sopravvive.
Sta scritta su quei due cartelli strappati, nei nomi dei deputati che li hanno alzati, nei volti che la storia vorrà dimenticare ma non potrà cancellare.
Perché un giorno, quando gli applausi saranno finiti, resterà solo il rumore sordo della verità che bussa alle porte chiuse del potere.
Paolo Consiglio
Fonti principali
- Reuters (13 ottobre 2025): “Trump urges Israel's president to pardon Netanyahu during Knesset speech.”
- Times of Israel (13 ottobre 2025): “In Knesset speech, Trump calls on Herzog to pardon Netanyahu for corruption charges.”
- Hindustan Times (13 ottobre 2025): “Israeli lawmakers display 'Genocide' and 'Recognize Palestine' posters during Trump's speech at Knesset.”
- Al Jazeera English (13 ottobre 2025): “Trump hails Israel's 'golden era' as left-wing lawmakers protest inside Knesset.”
- Ufficio ONU per gli Affari Umanitari (OCHA): aggiornamento “Humanitarian Situation Report - Gaza, ottobre 2025.”
Nota editoriale
Questo articolo è un testo di opinione e denuncia civile, basato su fonti giornalistiche verificabili e redatto nel rispetto della libertà di stampa e del diritto di cronaca, garantiti dall'art. 21 della Costituzione Italiana e dall'art. 10 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo."
[Questa notizia è stata pubblicata il 14/10/2025]
Immagine: Wikimedia Commons