
Venerdì prossimo, 21 novembre, Anselmo Palini presenterà a Bolzano due sui libri all'interno della rassegna “Fuor di rAegione. Scrittori in biblioteca” (sic!) promossa da “Contro Tempo Teatro” con la collaborazione ella Provincia autonoma, della biblioteca “Cultura del mondo” e della locale sezione ANPI. L'incontro - dal titolo: "Partigiani senza fucile" - si svolgerà alle ore 18:00 presso la sede della biblioteca “Cultura del mondo” a Bolzano in via del Macello 50.
Dei due personaggi che saranno presentati abbiamo parlato con l'autore di due volumi loro dedicati, Anselmo Palini. Di seguito la sintesi della chiacchierata.
Anselmo Palini è sato obiettore di coscienza al servizio militare, impegnato nel MIR e in Pax Christi. Vive in provincia di Brescia. È stato docente di materie letterarie. Ha al suo attivo una lunga serie di pubblicazioni, nelle quali ha approfondito in particolare i temi della pace, dell'obiezione di coscienza e dei diritti umani. Più recentemente ha affrontato le problematiche connesse con i totalitarismi nel XX secolo, ricercando in particolare le testimonianze di chi si è opposto a tali sistemi dittatoriali. I suoi ultimi libri intendono proprio presentare questi testimoni di pace, di libertà e di nonviolenza, persone che nella notte dei totalitarismi e delle dittature hanno tenuto acceso una piccola luce ed hanno dimostrato che nella storia l'ultima parola non spetta al male.
«Questi due personaggi hanno origini diverse. Le vicende li fanno incontrare e collaborare. Li accomuna anche l'esito doloroso della loro vicenda.
Teresio Olivelli nasce nel 1916 a Bellagio, sul lago di Como. La sua è una famiglia modesta, che però riesce a farlo studiare, fino ad ottenere la laurea in giurisprudenza.
Carlo Bianchi è milanese, figlio di un industriale e si dedica all'azienda di famiglia (una cartotecnica con oltre 100 dipendenti) dopo essersi laureato in ingegneria.
Li accomuna l'ispirazione cattolica, molto forte in entrambi. Fanno parte dell'Azione cattolica ed aderiscono alla FUCI, la federazione degli universitari cattolici.
Quello che in parte li differenzia è l'atteggiamento nei confronti del fascismo. Mentre Bianchi da subito lo contrasta e contesta, Olivelli fa parte di quella gran massa di cattolici che prova a conciliare alcuni aspetti del regime con la visione cattolica. Tanto che nel 1939 partecipa ai “Littoriali”, ovvero le gare culturali, artistiche e sportive destinate ai giovani studenti universitari. Esse avevano il fine di formare l'élite dell'Italia fascista. Addirittura si arruola e accetta di partecipare alla campagna di Russia, dove otterrà una medaglia al valore ma non per l'ardimento in battaglia bensì per l'altruismo nell'aiutare gli altri.
L'esperienza tragica gli apre gli occhi. Dopo l'armistizio rifiuta di collaborare con i nazisti, viene arrestato ma riesce a fuggire. Si rifugia a Brescia, dove entra in contatto con l'Oratorio della pace, nel cui alveo nasceranno le “Fiamme verdi”, le formazioni dei partigiani cattolici lombardi.
La sua maturazione antifascista è ormai totale: entra nella Resistenza e cura i collegamenti tra Brescia e Cremona. Braccato dall'OVRA, è costretto a fuggire a Milano, dove viene accolto a casa di Carlo Bianchi, che aveva tre figli piccoli (la quarta figlia nascerà un mese dopo la fucilazione del padre).
Questi era presidente della FUCI maschile milanese. Molto impegnato nel sociale, aveva fondato il centro di assistenza per diseredati "La Carità dell'arcivescovo". Nel gennaio del 1944 entra a far parte del CLNAI, il Comitato di liberazione nazionale dell'alta Italia. Fa anche parte di OSCAR, un'organizzazione fondata da alcuni sacerdoti per fornire aiuto ad ebrei, politici antifascisti, renitenti alla leva della RSI e prigionieri di guerra, ricercati dai nazisti, sia accompagnandoli materialmente alla frontiera che fornendo loro documenti contraffatti da Bianchi stesso. Sono 2166 le persone che riesce a far uscire dall'Italia.
Con Teresio Olivelli dà vita e collabora al giornale delle Fiamme verdi, "Il Ribelle", un foglio che “esce quando è possibile”, come recita la testata. Ne saranno stampati 26 numeri, cambiando continuamente tipografia per non essere scoperti. Il ruolo dei due è diverso: Olivelli è concentrato sui contenuti, Bianchi cura tutti gli aspetti tecnici di stampa.
Oltre alla fede cattolica, li unisce il fatto di aver accettato l'impegno resistenziale ma senza uso di armi.
Li unisce anche l'arresto, che avviene per entrambi il 27 aprile 1944. Vengono rinchiusi a San Vittore e poi trasferiti al campi di concentramento di Fossoli. Qui Bianchi viene fucilato insieme ad altri 66 prigionieri. Olivelli, invece, vien portato prima al campo di Bolzano e poi a Flossenbürg, dove rimane 23 giorni, fino al 30 settembre. Da prigioniero presta assistenza religiosa ai prigionieri moribondi e si prende cura dei più deboli, anche privandosi del suo cibo per donarlo a loro. Viene poi condotto al lager di Hersbruck, dove subisce gravi vessazioni e percosse da parte delle SS, che non gli perdonano la sua fede cristiana e i suoi gesti di carità nei confronti degli altri prigionieri.
Nei campi di prigionia, Olivelli organizza riunioni di preghiera e lettura del Vangelo e lezioni di catechismo, anche in lingue diverse; in mancanza di sacerdoti si presta per l'assistenza religiosa ai moribondi. I kapò lo odiano più degli altri prigionieri, a causa del suo atteggiamento religioso e sacerdotale e del suo servizio spirituale in favore del prossimo. Olivelli, inoltre, si prende cura dei malati, abbandonati a loro stessi e alla morte: li porta in infermeria, li assiste di giorno e di notte, pulisce le piaghe e distribuisce la sua magra razione agli altri per farli sopravvivere, mentre lui deperisce. Quando lo scoprono, le SS lo pestano brutalmente, poiché in quell'inferno non sono ammessi gesti di religiosità e atti di carità.
A seguito delle continue percosse dei kapò, verso la fine di dicembre 1944 era pieno di piaghe e di ferite. Il 31 dicembre accadde l'irreparabile: tentando di difendere un giovane picchiato dal kapò, il ventinovenne Olivelli si intromise, fece da scudo con il proprio corpo e venne colpito con un violento calcio allo stomaco. Caduto in una dolorosa e prolungata agonia, non si riprese più e morì ben due settimane dopo, nelle prime ore del 17 gennaio 1945.
Cosa dicono a noi oggi queste due figure straordinarie di cattolici che hanno operato nella Resistenza? Anzitutto che è possibile ribellarsi senza odia e senza uccidere. “Ribelli per amore”, si definiscono Teresio e Carlo nella preghiera che scrivono insieme e che si intitola “La preghiera del ribelle” (clicca qui per leggerne il testo).
Da questa loro posizione (resistenza ma senza armi) nasce il titolo dell'incontro di Bolzano.
Il secondo insegnamento - soprattutto nei confronti dei/delle giovani - è il fatto di essere preparati al momento in cui gli avvenimenti e le situazioni ci chiamano ad una scelta. In quei momenti non ci si può tirare indietro, non si può stare alla finestra, bisogna sporcarsi le mani. E questo è vero anche oggi, tutti i giorni: opporsi al male, resistere al male, sempre, con coraggio e determinazione.»
Carlo Bianchi . «Per un domani non solo di pane, ma di giustizia e di libertà»
di Anselmo Palini
Prefazione di Paolo Trionfini
Editrice AVE, Roma 2025, pagine 214
«Tornerà presto il sole», scriveva Carlo Bianchi ai propri familiari dal carcere milanese di San Vittore. In realtà, tale speranza per lui non si realizzerà e verrà fucilato a Fossoli il 12 luglio 1944. La sua testimonianza, tuttavia, è rimasta viva e oggi splende più che mai. Cresciuto nell'Azione cattolica e nella Fuci, durante gli anni della Seconda guerra mondiale si attiva per le persone povere e disagiate, per inserirsi poi nell'attività resistenziale con le Fiamme Verdi di Teresio Olivelli e con l'Oscar, un'organizzazione creata da alcuni sacerdoti per favorire l'espatrio di quanti erano braccati dai nazifascisti. Consapevole dei rischi che correva, continuò nella propria attività per porre le basi di un mondo migliore. Fino al sacrificio della vita.
Teresio Olivelli. Ribelle per amore
di Anselmo Palini
Prefazione di Carla Bianchi Iacono (figlia di Carlo)
Editrice AVE, Roma 2018 (ristampa 2020), pagine 320
Il 3 febbraio 2018, a Vigevano, è avvenuta la beatificazione di Teresio Olivelli. La Chiesa lo indica così come modello da imitare, come persona che, nel sacrificio supremo in un lager tedesco, ha compiuto il senso della propria esistenza, immolandosi per gli altri. L'attiva partecipazione alla vita dell'Azione cattolica e della Fuci non gli ha impedito di aderire al fascismo, fino ad arruolarsi volontario per combattere sul fronte russo, dove però ha potuto constatare di persona la devastazione materiale, morale e umana causata dalla folle politica fascista. Tornato in patria, Olivelli ha aderito alla Resistenza, diventando “ribelle per amore”, fino all'offerta completa di sé nel famigerato lager di Hersbruck.
Il libro ricostruisce in modo corretto e completo la vicenda biografica di colui che don Mazzolari ha definito «lo spirito più cristiano del nostro secondo Risorgimento».
[Questa notizia è stata pubblicata il 18/11/2025]
Immagine: copertine.
Autore
Giampiero Girardi