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SCIOPERO NAZIONALE IL 20 GIUGNO 2025
Se il genocidio non si ferma, si ferma il mondo
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Venerdì i lavoratori scioperano di nuovo per Gaza, ma questa volta a livello nazionale dopo il banco di prova Trentino

Se il genocidio non si ferma, si ferma il mondo: sciopero nazionale il 20 giugno
alle 9:30 ritrovo a Trento in piazza Dante per il corteo
alle 18:30 concerto per Gaza a Trento in piazza Dante

Il 20 giugno si terrà in tutta Italia uno sciopero nazionale dal forte valore simbolico e politico. Non si tratta di un semplice atto sindacale, ma di una presa di posizione etica e collettiva: i lavoratori e le lavoratrici si fermano per dire che non è possibile continuare la quotidianità mentre si consuma davanti ai nostri occhi un genocidio trasmesso in diretta mondiale.

L'iniziativa segue l'importante banco di prova del 30 maggio in Trentino, dove una prima mobilitazione locale ha mostrato quanto profondo sia il disagio e quanto urgente il bisogno di rompere il silenzio. Lo sciopero di venerdì, promosso da vari sindacati di base, nasce dalla coscienza dei lavoratori stessi, che si rifiutano di contribuire alla normalità mentre si consuma la sistematica distruzione del popolo palestinese.

Gli appuntamenti in Trentino per venerdì sono 2: alle 9.30 CUB Trento e SBM hanno indetto un corteo, ritrovo in piazza Duomo. Alle 18.30 in piazza Dante prende vita l'iniziativa «Musica contro il silenzio - contro l'apartheid e il genocisio in Palestina» promossa da musicisti di tutta Italia.

È una chiamata alla responsabilità collettiva. «Se il genocidio non si ferma, allora si ferma il mondo», questo lo slogan lanciato dal sindacato FISI. Non è solo un gesto simbolico, ma un atto concreto di opposizione: non possiamo lavorare, produrre, consumare come se nulla stesse accadendo. Infatti, sarà anche uno sciopero dai consumi. Si invitano tutti a non utilizzare servizi, come posta e banca; non fare la spesa o acquisti; chi può, chiudere eventuali esercizi commerciali; ed esporre simbolicamente (sui social, alla porta di casa, sul luogo di lavoro) -  sia chi aderirà allo sciopero lavorativo che chi no- dei simboli legati alla resistenza palestinese. In particolare, come simbolo dello sciopero è stato pensato ad un ramo o una pianta di ulivo. L'ulivo, pianta storica della Palestina, rappresenta il legame con la terra, la dignità, la resistenza. Proprio per questo, anche gli ulivi sono diventati bersaglio della distruzione: secondo Oxfam, solo nel mese di novembre 2024, oltre 1.450 ulivi sono stati sradicati o incendiati. Difendere gli ulivi significa anche difendere la memoria, l'identità e il futuro di questo popolo.

Lo sciopero è  un grido per rompere l'apatia, per opporsi al tentativo di normalizzare l'orrore. In tempi in cui la narrazione ufficiale tace o distorce, fermarsi diventa un gesto di verità e dignità.

L'appello è rivolto a tutti: lavoratori, studenti, precari, disoccupati, datori di lavoro, aziende, lavoratori a p.iva. È possibile partecipare anche durante lporario di lavoro, portando un simbolo palestinese o dedicando un'ora a parlare e riflettere su Gaza tra colleghi o con i clienti. Prendendoci del tempo per informarci. È uno sciopero che serve per difendere interessi economici, ma per affermare un principio umano. 

 
Ricordiamo che quando parliamo di genocidio non parliamo di guerra. Ci sono persone che si ricordano di citare genericamente le «oltre 50 guerre nel mondo di cui non si parla» solo quando per opportunismo si sentono in dovere di sminuire le iniziative volte a denunciare l'orrore di Gaza. Dopo l'Olocausto, si è parlato di genocidio in Cambogia (1975-79); Ruanda (1994); Bosnia (1992-95).
È per questo che per Gaza scioperiamo.
 
«Uno dei dati raccolti dai medici è la regolarità con cui arrivano negli ospedali, già morti o in fin di vita, bambini colpiti da singoli proiettili alla testa: se fosse un caso, se fosse un «effetto collaterale», non accadrebbe con tale frequenza, giorno dopo giorno. Non sarebbero singoli proiettili, se le vittime si fossero trovate per caso sotto il fuoco nemico. (...) L'uccisione deliberata di bambini è uno dei mezzi con i quali lo Stato di Israele sta cancellando un popolo dalla sua terra.»
 
«Per genocidio si intende ciascuno degli atti seguenti, commessi con l'intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, come tale: uccisione di membri del gruppo; lesioni gravi all'integrità fisica o mentale di membri del gruppo; il fatto di sottoporre deliberatamente il gruppo a condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione fisica, totale o parziale; misure miranti a impedire nascite all'interno del gruppo; trasferimento forzato di fanciulli da un gruppo ad un altro» (art. 2 della Convenzione per la prevenzione e repressione del crimine di genocidio).

Perché la storia ci giudicherà: oggi più che mai, dobbiamo poter dire di non essere stati complici.

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LOCANDINA IN ALLEGATO

 

[Questa notizia è stata pubblicata il 18/6/2025]
Foto: Circolo Arci «Ugo Winkler» di Brentonico